Intanto, com’è fatta:
119 luoghi in rete a cui è dedicata una scheda di circa 800-1000 battute spazi inclusi: “Senza una Bussola, senza una Mappa”;
134 luoghi “veloci” che compongono il capitolo “Playlist”: titolo, un paio di righe al massimo di testo, tra le 100 e le 300 battute spazi inclusi;
3 testi introduttivi scritti da Mafe de Baggis (Smettere di fare fatica) e Simone Sbarbati (Una guardia di pattuglia a protezione dell’ineffabile) e da me (Siamo ancora capace di perderci in Rete?);
1 copertina illustrata da Francesco Poroli e questo che vedi sotto è il primo bozzetto;
8 pagine tecniche: il fronte spazio, il colophon, la dedica, il disclaimer, l’indice, l’esergo, i ringraziamenti, il non finisce qui.
Clicca
Martedì scorso, esattamente 7 giorni fa, ho pubblicato Perdersi in Rete. Guida pratica per persone curiose, un elenco raccontato di luoghi in rete che provano a stimolare il piacere della scoperta casuale, del divagare per sorprendersi.
Metto qui un bottone che ti porterà alla pagina dove potrai - gratuitamente - scaricarla in formato digitale: .Pdf o .ePub.
Il .Pdf funziona meglio ed è fedele all’idea “tipografica” della guida che è semplicissima; l’.ePub invece scassa un po’ di qua e di là, come accade più o meno sempre.
Da quanto m’è venuta in mente l’idea alla pubblicazione, con tutta una serie di peripezie, sono passati circa due anni (un po’ meno direi). Un tempo comunque per me biblico, che però è stato un tempo in cui ho ritrovato il piacere di fare alcune cose che non facevo da tempo o che non avevo fatto (quasi) mai.
Ecco se c’è una cosa che mi piace rifare tante volte è fare delle cose per la prima volta.
Metto qui due passaggi di quanto scritto da Mafe e Simone nei loro testi introduttivi:
La rete, come racconto da anni, non è più una ragnatela: si è sciolta. È una cascata, un fiume, un lago, un mare. Può essere vorticosa, energizzante, stagnante, limpida, torbida, inquinata, profonda e paludosa. Tutto, ma non ferma. Possiamo lasciarci trascinare, volendo. Possiamo rallentare, sospendere il giudizio ed esplorarla, esattamente come faremmo con una terra che ancora non conosciamo. Con un’acqua che ancora non conosciamo. Bevimi, c’è scritto sulla bottiglia che trova Alice dopo essere caduta nella tana del Bianconiglio. (Mafe)
È in questo errare — nel doppio (che poi doppio non è) significato di vagare e di sbagliare — che sento di abitare la dimensione che più mi appartiene, quella del flâneur, del ramingo che si sposta sopra la mappa senza tuttavia aprirla mai, la mappa, con l'intimo desiderio di violarne i confini, di uscire dal tracciato, di trovare la porta per l'altrove. Questo sia nel mondo “fisico” (IRL, per usare l'acronimo che si adopera sui social) sia — soprattutto — in rete: in quello spazio vastissimo che ci hanno insegnato essere potenzialmente illimitato ma che la maggior parte di noi si limita a frequentare rimanendo al chiuso di poche, gigantesche piattaforme (mi riferisco ovviamente ai social network, costruiti specificamente per farci restare il più a lungo possibile. Vagando, sì, ma sempre dentro ai confini). (Simone)
E ne metto uno anche dalla mia:
Sempre più i media sociali sono diventati dei recommendation media. Senza neanche accorgercene abbiamo perso la capacità e il piacere di scoprire cose nuove, in maniera del tutto casuale, anche all’interno delle stesse piattaforme che abitiamo.
Titoli di coda
Ora che l’orrore è sotto gli occhi di tutti noi, occorre fare un passo indietro per vedere l’orrore quotidiano che da anni viene perpetrato in maniera sistematica. Per farlo si può leggere per esempio l’articolo di Amira Hass, giornalista israeliana trapiantata in Cisgiordania, che scrive “Unisci i puntini per riconoscere il mostro": “Il piano per spezzettare e saccheggiare la Palestina va avanti da decenni, indipendentemente dall’orientamento dei governi israeliani e sotto gli occhi di tutto il mondo. È fatto di vessazioni quotidiane, leggi discriminatorie e tanti piccoli e grandi soprusi, giorno per giorno, anno per anno.”
* The Passenger - Palestina è un un punto di partenza per orientarsi mentre fuori tutto è in tempesta;
Un film che vale la pena vedere: Killers of the Flower Moon di Scorzese per capire che passato alle spalle hanno i “i buoni” e scoprire (ammetto ignoranza) l’incredibile storia della Nazione Osage, popolazione nativa americana;
Un film che vale meno la pena vedere: Anatomia di una caduta di Justine Triet vincitrice della Palma d’Oro a Cannes nel 2023, perché troppo chiuso in sé stesso troppo scritto e poco girato (ma c’è chi non la pensa come me, evidentemente!);
Questa newsletter è editata solo da me: quando trovi un typo sii gentile, ignoralo.
In progress, è la mia newsletter (quasi) personale e assolutamente aperiodica.
Nelle newsletter professscional qui ti scrivono cosa devi fare se la newsletter t’è piaciuta. Ma se t’è piaciuta, a me sta già bene così. Non fare nulla, godiamocela tra di noi.
Extra
Nelle newsletter professscional di chi scrive libri c’è sempre un invito a fare qualcosa che equivale a dire di comprare il libro. Io ho già vergogna ad aver scritto questa email con il link per scaricare gratuitamente la guida, figuriamoci se vi chiedo di consigliarla ad un amicə o di segnalarla sui vostri social o nelle vostre newsletter, ma figuriamoci amicə ;-)
;-)